Nel cuore dell’antica Roma, sulla via Sacra a pochi metri dall’arco di Settimio Severo, abbiamo eseguito un delicato e sofisticato intervento di demolizione controllata, rimuovendo con taglio a secco 250 mq di solaio in CA spesso 20 cm.
Il Lapis Niger è certamente il monumento più importante quanto sconosciuto della Roma antica, là dove è nata la storia di Roma La posizione del Lapis Niger rispetto all’arco di Settimio Severo
Cenni storici sul Lapis Niger:
A partire dal 1988 l’archeologo Giacomo Boni dirige le operazioni di scavo nell’area del foro romano
Lo scavo realizzato sotto il pavimento del Lapis Niger porta alla luce, nel 1899 un altare in tufo riconducibile al VI secolo a.C. fiancheggiato da un cippo a tronco di cono e da una piramidale. Su quest’ultimo si trova una iscrizione in latino arcaico databile al VI secolo a.C.
Lapis Niger
In questo luogo la leggenda dell’antichità vuole sia stato sepolto Romolo.
La probabile traduzione dell’iscrizione in latino arcaico con andamento bustofredico (scrittura da destra a sinistra e viceversa nel rigo successivo) considerata tra le più antiche iscrizioni in latino arcaico mai rinvenute.
Lapis Niger, un’area quadrata pavimentata in pietra nera, era la piazza del Comizio, sotto cui si celavano i preziosi reperti di epoca arcaica rinvenuti dal Boni.
L’area degli scavi del Boni e la zona intorno al Lapis Niger, furono interamente coperti dal Romanelli alla fine degli anni 50 con un solaio in cemento armato spesso 20 cm per circa 250 mq
Lo stato di avanzato degrado di queste strutture in CA ha indotto la Sovrintendenza a intervenire facendo eseguire la rimozione del solaio in CA
La Sovrintendenza avvia la realizzazione di una nuova copertura provvisoria che proteggerà l’area per tutta la durata dei lavori.
L’area è stata incapsulata in una teca di plexiglas per consentire ai visitatori di guardare dall’esterno il progredire dei lavori.
Il progetto di rimozione ha dovuto rispondere a tre requisiti.
1) taglio del cemento armato senza l’uso di acqua di raffreddamento per non danneggiare i reperti sottostanti
2) totale assenza di polveri
3) garantire durante l’intero ciclo lavorativo la piena accessibilità del pubblico ai monumenti circostanti.
La soluzione adottata dalla sovrintendenza ha visto la realizzazione di una copertura traslucida poggiante su una struttura senza fondazioni; i pilastri, realizzati con tubolari metallici riempiti con sacchi di sabbia, hanno garantito la stabilità della struttura. Le pareti perimetrali sono trasparenti.
La struttura è dimensionata per sopportare il carroponte costituito da un sistema per la movimentazione longitudinale e trasversale dei carichi, con paranco e carrello motorizzati per il sollevamento e la traslazione degli oltre 100 blocchi da circa 1000 kg previsti
La Sovrintendenza ci ha affidato lo studio e la realizzazione di questo delicato ed arduo progetto di demolizione controllata in un’area archeologica di enorme pregio
Primo intervento: sono stati effettuati i carotaggi ad aria aspirata per il passaggio delle catene di imbrago in ogni uno degli oltre cento pezzi in cui sarebbero stati divisi i 250 mq del solaio. Nel carotaggio ad aria aspirata la punta della fresa viene raffreddata dall’aria risucchiata insieme alle polveri da un potente aspiratore.
Terminati i carotaggi siamo intervenuti con un sistema di taglio a disco diamantato appositamente progettato in grado di lavorare a secco, dotato di un sistema misto di raffreddamento ad acqua a circuito chiuso e ad aria aspirata.
Le polveri sono state prima abbattute da aria nebulizzata e poi aspirate senza disperderle nell’ambiente.
In questa immagine della macchina da taglio in azione, è visibile la boiacca umida dovuta alla nebulizzazione dei fluidi usati per abbattere le polveri che risultano totalmente assenti.
Il carter sfiora e chiude sul pavimento, due tubi collegati agli aspiratori risucchiano i prodotti dell’abrasione
L’ultimo lato del blocco di CA viene tagliato con la taglia muri a disco dopo essere stato imbragato per il sollevamento e lo spostamento nell’area di stoccaggio
Il blocco di solaio tagliato viene sollevato e traslato verso l’area di stoccaggio con il carroponte
Le pareti trasparenti, esplicitamente volute dalla sovrintendenza, hanno consentito ai visitatori del Foro Romano di osservare tutte le fasi del lavoro in una sorta di vetrina.
Dopo aver asportato il solaio, abbiamo iniziato a tagliare la struttura composta da travi e pilastri
In questa immagine la macchina tagliamuri lavorando prevalentemente a secco seziona una trave
Il blocco di trave tagliato viene traslato con il carroponte nell’area di stoccaggio vicino all’ingresso.
I blocchi di cemento armato vengono accumulati vicino all’ingresso e giornalmente asportati.
Dall’area di stoccaggio i blocchi vengono spostati all’esterno con un traspallets e passati al gancio della grù del piccolo camion adibito al trasporto
I blocchi vengono caricati su un automezzo di piccole dimensioni adatte a percorrere la via Sacra ed avviati al centro di trattamento dove verranno frantumati e riciclati.
Il taglio e l’asportazione dei pezzi di cemento è continuato fino al totale ripristino della situazione al momento degli scavi di Giacomo Boni, con l’eliminazione del solaio del Romanelli
Un filmato realizzato da RAI 3 per la trasmissione ULISSE
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